Articoli / Pubblicazioni

Il tema della vista - parte 1

Articolo pubblicato su www.liberatv.ch in data 25.10.2014.

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Come ti fotografo, per capire come ti guardo il mondo: la macchina fotografica, la copia del nostro occhio

“E sono gli elementi in comune che ci permettono di conoscere meglio come funziona la nostra vista”, spiega l’ottico Nicolas Augsburger Rossi, di Stile Ottica, con cui abbiamo realizzato il primo di una serie di articoli sul tema.

Gli occhi sono lo specchio dell’anima: con loro parliamo, sorridiamo, piangiamo, sbuffiamo. Ma soprattutto con loro osserviamo il mondo che ci circonda e, in un certo senso, lo fotografiamo. Non a caso, sono molte le similitudini fra i nostri occhi e le macchine fotografiche, da quella tradizionale a quella integrata sui nostri cellulari.

E proprio su questa similitudine si concentra il primo di una serie di articoli sulla vista, nati in collaborazione con l’ottico Nicolas Augsburger Rossi, di Stile Ottica.

“Il principio della fotocamera – spiega – è stato copiato dall’occhio. E sono gli elementi in comune che ci permettono di capire meglio come funziona la nostra vista”.

Le analogie si concentrano su tre parti: il diaframma, che corrisponde alla nostra iride; la lente dell’obiettivo, ossia il nostro cristallino e il sensore, corrispettivo meccanico della retina.

Cominciamo dal primo, il diaframma che, come la nostra iride (la parte colorata dell’occhio, al cui centro c’è la pupilla) serve a regolare la quantità di luce che entra ma non solo. Un altro aspetto è quello della profondità di campo, cioè, se metto a fuoco un oggetto, quanto vedo netto, chiaramente, davanti e dietro ad esso, spiega Augsburger. “Se il diaframma è molto aperto (ossia se le pupille sono molto dilatate), vedrò l'oggetto inquadrato in modo chiaro, ma quello che si trova prima e dopo sarà molto sfocato. Al contrario, se il diaframma è poco aperto (pupille piccole), vedrò netto anche quello che si trova un po' avanti e un po' dietro all'oggetto”.

Luce, profondità di campo e ‘grandezza’ della nostra pupilla, sono quindi intimamente legate.

Ma per vedere bene abbiamo bisogno di tanta luce, e l’esempio più lampante è nella lettura. “In pratica per noi, leggere in un ambiente molto luminoso ci permette di sforzare meno la vista, questo perché mettere a fuoco a una distanza maggiore rispetto al testo stanca meno l'occhio”.

In un ambiente molto luminoso perciò, la luce da ‘far entrare’ per mettere a fuoco è minore e la pupilla è quindi più chiusa. Ma a volte ciò non avviene alla perfezione, come è il caso dei miopi. “Se la luce non basta a fare ridurre la pupilla, il miope non abbastanza corretto, ossia senza al giusta gradazione di occhiali, cercherà automaticamente di strizzare le palpebre per tentare di far entrare ancora meno luce”. E non a caso, aggiunge, la parola miope proviene da un termine greco che sta proprio a significare "colui che socchiude gli occhi".

Il cristallino invece “è responsabile della messa a fuoco sugli oggetti ravvicinati”. Un po’ come la funzione ‘macro’ sulle macchine fotografiche. Ma il parallelo ha qui bisogno di qualche distinguo. La fotocamera infatti riesce a cambiare la sua capacità di mettere a fuoco oggetti più o meno vicini, modificando la sua distanza rispetto al sensore, questo perché la bombatura della lente è fissa. Il cristallino ha invece una distanza immutabile rispetto agli altri elementi dell’occhio, ma è in grado di cambiare forma, diventando più convesso, più bombato, quando guardiamo un oggetto ravvicinato.

“Quando l'occhio è ben corretto – racconta –, cominciamo a utilizzare lo sforzo accomodativo, ossia questa capacità di modificare la forma del cristallino, attorno ai 5 metri. Più l'oggetto è vicino e più lo sforzo, la bombatura è intensa”.

Il sensore infine, come la retina, è la ‘tenda’ su cui si apre l’obiettivo, o la pupilla, lasciando entrare l’immagine che vogliamo catturare. “Riceve la luce e la trasforma in impulsi elettrici che verranno interpretati dal microprocessore per il primo e dal cervello per la seconda”.

Il tema della vista - parte 2: la Presbiopia

Articolo pubblicato su www.liberatv.ch in data 24.11.2014.

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Quando la vista fa cilecca: la presbiopia, cos’è e come combatterla
Nuovo appuntamento della serie di articoli in collaborazione con l’ottico Augsburger Rossi, che spiega le cause di un fenomeno che, prima o poi, toccherà tutti noi: la difficoltà a veder bene da vicino con quei testi che sembrano farsi sempre più piccoli
 
Arrivati ad un certo momento della nostra vita saremo tutti confrontati con qualche difficoltà a vedere bene da vicino. Il fenomeno si chiama presbiopia ed è proprio questo il tema del secondo appuntamento della serie di articoli sulla vista, nati in collaborazione con l’ottico Nicolas Augsburger Rossi, di Stile Ottica a Mendrisio.
 
Augsburger Rossi comincia col spiegare quale ne sia la causa: “Il "colpevole" di questo disaggio è il cristallino, la lente interna al nostro occhio responsabile, grazie alla capacità di modificare la sua bombatura, della messa a fuoco. Il cristallino non smette di crescere e pian piano si indurisce. Più diventa rigido e più lo sforzo per mettere a fuoco da vicino dev'essere intenso”.
 
Già a 30 anni infatti, aggiunge, “ci sforziamo maggiormente che a 20 per mettere a fuoco un oggetto posizionato alla medesima distanza. E quando la presbiopia inizia a disturbarci nelle distanze usate solitamente per leggere, cominciamo allora ad allontanare il testo, a ingrandire il carattere del telefonino o dello schermo del PC, a risentire di stanchezza importante accompagnata anche da mal di testa, a lamentarci che i testi sull'elenco del telefono o sui giornali sono scritti sempre più piccoli...”
 
A risentire meno di questo fenomeno sono i miopi, e soprattutto quelli che per correggere il loro difetto si affidano agli occhiali, invece che alle lenti. Infatti, spiega ancora l’ottico, “il miope, semplicemente sfilandoseli, può sfruttare la sua capacità di vedere bene da vicino senza sforzi. Inoltre, attraverso le lenti degli occhiali per la miopia, l'occhio deve sforzarsi di meno per vedere vicino rispetto a quanto debba fare con lenti a contatto di uguale gradazione”.
 
La presbiopia, si diceva, toccherà prima o poi in sorte a tutte noi. Ma le soluzioni esistono e sono “innanzitutto in una buona illuminazione – spiega l’ottico –. Come già visto nel precedente articolo (vedi suggeriti), una luminosità importante fa restringere la pupilla e di conseguenza aumenta la profondità di campo. Questo permette di riuscire a mettere a fuoco a una distanza più lontana rispetto al testo e quindi di sforzare meno la vista”.
 
Alla prima avvisaglia, è molto importante fare un controllo della vista dall'ottico o dall'oculista e per chi non l’ha mai fatto, l’invito di Augsburger è quello di approfittarne per un check-up completo della salute degli occhi dal medico. “Una volta determinata la correzione, ci sono molte soluzioni possibili e la migliore non è sempre la più economica o la più costosa! È molto individuale”.
Augsburger dà quindi qualche dritta sulle possibili soluzioni, a partire da quelle che prevedono gli occhiali.
 
I premontati si trovano ovunque e sono spesso molto pratici.  Il loro vantaggio è certamente il costo ridotto, che permette anche di averne più di un paio a disposizione, per averli sempre con sé all’occorrenza. Hanno però qualche difetto: non rovinano la vista, ma se i due occhi non hanno la stessa correzione, o necessitano di una correzione anche per l’astigmatismo (cosa che capita nella maggior parte dei casi), questi occhiali non danno piena soddisfazione e non rilassano del tutto la vista.
 
Inoltre, essendo un prodotto ‘standard’, non sono tarati secondo le peculiarità di chi li indossa. Perciò, ad esempio, il centro ottico della lente potrebbe non corrispondere al centro della propria pupilla, oppure, se si tratta di lenti senza trattamento antiriflesso, queste non daranno una visione naturale e limpida.
 
Gli occhiali da lettura su misura offrono certamente la visione più netta e naturale possibile e, in generale, le lenti monofocali permettono un ottimo campo visivo laterale.
 
Arrivati a una certa gradazione, gli occhiali da lettura monofocali vanno sempre benissimo per la lettura dei testi tenuti in mano, ma cominciano ad essere limitati nella visione in profondità, con, esempio tipico, lo schermo del computer che non è più così limpido.
 
Una buona soluzione allora è la lente degressiva, progettata specialmente per il lavoro d'ufficio. Parte con un'ottima visione da vicino e man mano che lo sguardo si alza, la distanza netta si allontana. Permettono cioè di guardare lo schermo del computer senza difficoltà e allo stesso tempo danno una visone netta fino a 2, 3 metri, in modo da poterli tenere indosso anche parlando con qualcuno posto oltre la scrivania.
 
Altra soluzione, è poi la lente progressiva, utilissima soprattutto quando è necessaria anche una correzione da lontano. Prima viene scelta e meglio ci si abitua, perché all'inizio della presbiopia non c'è tanta differenza tra la parte superiore destinata alla lontananza è la parte inferiore destinata alla visione da vicino.
 
Per un buon adattamento alla lente progressiva sono fondamentali i seguenti aspetti: una corretta valutazione della vista, un’accurata misura della centratura degli occhi in relazione alla montatura e una lente di buona qualità. Se tutti questi fattori sono rispettati, l'adattamento alla lente ha un successo superiore al 99.5%. Se la lente progressiva è ideale per vedere netto a tutte le distanze, non è però l'ideale in tutte le situazioni e viene spesso completata da un occhiale monofocale, ad esempio per leggere sdraiati, o da un occhiale degressivo per chi lavora tutto il giorno al computer.
 
Resta poi la soluzione delle lenti a contatto. Chi è abituato a portarle ha la possibilità di aggiungere un occhiale per la lettura oppure può provare le lenti a contatto progressive. Ne esistono diversi tipi e funzionano diversamente rispetto alle omonime lenti degli occhiali. Ma siccome danno una visione diversa rispetto alle lenti a contatto da lontano, è consigliabile una prova di 15 giorni consecutivi per abituarvisi. Come una prova può esser richiesta anche da chi non ha mai pensato di usare le lenti a contatto prima.
 
Il tema della vista - parte 3: La vista dei bambini

Articolo pubblicato su www.liberatv.ch in data 12.01.2015.

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Anche gli occhi devono imparare a vedere: ecco come riconoscere se c’è qualcosa che non va.
Nicolas Augsburger Rossi, di Stile Ottica a Mendrisio, parla dei problemi legati alla vista dei bambini: “Capire se c’è qualche difetto non è sempre facile, soprattutto nei più piccoli. Ma quello che da genitori possiamo fare è osservare”
 
Non basta che tutto sia funzionante, gli occhi devo anche imparare a vedere. Ed è proprio del momento in cui avviene, della vista dei bambini, che parlerà, in quest’ultimo appuntamento della serie di articoli nati in collaborazione con l’ottico, Nicolas Augsburger Rossi, di Stile Ottica a Mendrisio.
“Ci sembra più evidente che un neonato non sia in grado di camminare anche se ha due gambe, ma ci è più difficile capire lo sviluppo della capacità di vedere. Al giorno d’oggi si sa che sin dai primi mesi di vita ci sono controlli da fare da parte del pediatra per individuare al più presto eventuali problemi che potrebbero compromettere definitivamente lo sviluppo corretto della vista”, spiega Augsburger.
Per avere una buona vista, bisogna che entrambe gli occhi abbiano una buona capacità visiva: è infatti proprio la fusione delle due immagini percepite a consentirci di vedere in tre dimensioni. Perciò, “se per caso un solo occhio necessita di una correzione piuttosto importante, mentre l’altro funziona correttamente, sarà solo quest’ultimo a sviluppare le sue capacità e non si avrà quindi l’acquisizione della visione tridimensionale”.
Per capire meglio, è proprio questo il caso di quello che comunemente chiamiamo “occhio pigro”. “Ma in realtà è un occhio che, per motivi particolari, non ha potuto sviluppare una buona capacità visiva. Non è un pigrone, è solo che non ha potuto imparare a funzionare bene”, spiega l’ottico, aggiungendo che se si interviene a correggere il difetto nei primi 3, 4 anni di vita è molto probabile riuscire a recuperarne il corretto sviluppo.
Per farlo, aggiunge, è spesso necessario ‘penalizzare’ l’occhio migliore, coprendolo. “Può non sembrare gradevole, ma ne vale decisamente la pena!”. Bisogna infatti immaginare che il cervello, in questi casi, agisce un po’ da scommettitore pavido, puntando tutto sul cavallo vincente e lasciando un po’ in disparte, a riposo, l’occhio che presenta il difetto. Togliendo dalla corsa l’occhio buono, lo si obbliga invece a tornare a spronare anche quest’ultimo.
Come capire però, in generale, se un bambino presenta disturbi della vista? “Non è sempre evidente farlo, quello che da genitori si può fare è osservare: se afferra gli oggetti con precisione o no, se inciampa spesso, se gli occhi sembrano a momento strabici, …” Proprio sullo strabismo Augsburger precisa però che spesso i bambini piccoli hanno la chiusura delle palpebre verso il naso, cosa che può far sembrare si sia in presenza di uno strabismo interno, “ma un controllo del pediatra sarà in grado di controllare se sia o meno il caso”.
Altro modo può essere poi quello di far vedere al piccolo un giocattolino interessante, mettendo la mano davanti a uno e poi all’altro occhio. “Se il bambino reagisce sistematicamente molto male – cercando di togliere la vostra mano o mettendosi a piangere – quando uno solo dei due occhi viene nascosto, mentre se gli si nasconde l'altro non lo disturba, sarebbe il caso di parlarne con il pediatra o l'oculista”.
Quando i ragazzi diventano più grandi, si può invece indagare ponendo loro domande, chiedendo ad esempio se i cartelloni in lontananza sono leggibili, “con entrambe gli occhi, ma soprattutto con un occhio alla volta. Spesso infatti i piccoli difetti visivi si presentano lentamente e ci si abitua a convivere con una visione al di sotto del 100% delle proprie capacità, e questo vale anche per gli adulti. Perciò confrontare la vostra vista con quella dei vostri ragazzi può essere un buon sistema di ‘indagine’, per loro, ma anche per voi”.
In conclusione, Augsburger passa in rassegna i sintomi dei tre fra i difetti più comuni, ricordando che “su presentazione di ricetta oculistica, la cassa malati di base rimborsa 180 franchi all'anno per tutti i ragazzi fino a 18 anni. Rimborso valido per l'acquisto di lenti oftalmiche, ma anche per quelli di lenti a contatto”.
La miopia si manifesta con il fatto di socchiudere le palpebre per cercare maggiore nitidezza da lontano, mentre il suo esatto opposto, l’ipermetropia, passa spesso inosservata in giovane età perché l'occhio ha una grande capacità di messa a fuoco e la utilizza automaticamente per correggersi da solo. Questo però può creare stanchezza oculare importante, soprattutto con la lettura da vicino, che diventa molto impegnativa.
L'astigmatismo non corretto, a causa delle sfumature che crea, rende i testi "paciugati": i caratteri piccoli possono essere confusi tra di loro (ad esempio una C scambiata per una G o una O) e dà frequentemente una sensazione di stanchezza e pesantezza oculare.
Occhiali da sole !

Articolo pubblicato su www.liberatv.ch in data 16.08.2014.

Torna il sole e allora… meglio non rimanerne accecati!

Ecco come scegliere il paio di occhiali più adatto a noi:

Nicolas Augsburger Rossi, proprietario di Stile Ottica a Mendrisio: “Il fattore decisivo è nel comfort: determinanti sono l’uso che ne faremo e la sensibilità del nostro occhio”

Finalmente estate! Sappiamo che non durerà a lungo, ma questa piccola serie di belle giornate ritempra certamente lo spirito e ci lascia cullare per un po’ nell’idea di star finalmente vivendo la calda stagione. Il sole però non è sempre nostro amico, soprattutto quando non si è avuto modo di abituarsi e prepararsi alla sua presenza. Ma proteggere la pelle non è l’unica cosa importante, anche gli occhi hanno bisogno dei loro ‘schermi’. E poi, sol leone o meno, gli occhiali da sole rimangono uno dei gadget irrinunciabili di questa stagione.

Abbiamo chiesto quindi qualche consiglio a un esperto del settore, Nicolas Augsburger Rossi, proprietario insieme alla moglie Ramona di Stile Ottica a Mendrisio.

Essenziale, ricorda, è che gli occhiali abbiano una protezione contro i raggi UV, ma rivolgendosi ai negozi specializzati questa garanzia è soddisfatta al 100%. Per il resto, aggiunge, “la scelta è davvero enorme, con lenti e montature per tutte le esigenze e gusti. Esistono, per esempio, modelli e lenti con tagli e colori specifici per i vari sport, dal golf alle attività in montagna”.

Il fattore decisivo però è nel comfort: determinanti sono l’uso che ne faremo e la sensibilità del nostro occhio. “Il tipo di lente più versatile è quella polarizzata, perché elimina i riflessi e dà una qualità e una nitidezza impareggiabili e infatti difficilmente chi la prova decide poi di tornare indietro. Inoltre è perfetta anche per quando ci si trova alla guida, perché toglie i riflessi del cruscotto sul parabrezza garantendo quindi una vista più sicura”.

Se invece vogliamo guardare ai trend, oltre ai brand consolidati, aggiunge, “adesso vanno tanto anche le lenti a specchio colorato, un ritorno agli anni Novanta ma con modelli aggiornati”.

Importante però, ricorda Augsburger Rossi, pensare anche agli occhi dei bambini e già dalla tenera età: “In negozio abbiamo una buona linea, che consigliamo spesso perché studiata proprio per le loro esigenze con montature funzionali, pratiche e soprattutto resistenti”.

Veniamo però ai costi: “Per gli adulti ci sono già modelli di primo prezzo a partire dagli 85 franchi, ma la fascia in cui si ha la più vasta scelta con lenti già di ottima qualità è quella che va dai 160 ai 180 franchi circa. Per un paio di occhiali da sole per bambini il prezzo è invece attorno ai 40 franchi”.

Parlando di prezzi, chiediamo quindi se fra le cose da non fare assolutamente quando si sceglie un paio di occhiali da sole ci sia quella di farsi allettare dai costi più modici dei modelli disponibili nei negozi non specializzati. Insomma, meglio spender un po’ di più e non rovinarsi la vista?

“Si tratta in realtà di un falso mito – risponde Augsburger Rossi –. La differenza è ovviamente tutta nella qualità di montature e lenti: con un occhiale di categoria superiore, preso nei negozi specializzati, la qualità ottica è rispettata e, se trattati con cura, sono occhiali che durano molto nel tempo. Invece certe linee che si trovano nei supermercati non montano delle lenti vere e proprie, ma dei filtri molto più sottili e quindi con delle distorsioni, che potrebbero poi causare problemi. Vanno bene quindi per un uso ‘vacanziero’ diciamo, non rovinano la vista ma il vero effetto collaterale è che stancano molto più rapidamente la vista, con le conseguenze che ne derivano come mal di testa e affaticamento degli occhi delle persone più sensibili. Dunque: chi più spende meno spende! Un buon paio di occhiali da sole garantisce il meglio per la protezione degli occhi”.

Eclissi solare del 20 marzo 2015
Articolo pubblicato su www.liberatv.ch in data 19.03.2015
 
Ecco come guardare l’eclisse in tutta sicurezza. L’ottico: “Anche un 30% di luce solare può essere molto pericoloso"
 
Nicolas Augsburger Rossi spiega cosa può accadere agli occhi e come proteggersi
 
La mattinata di domani verrà trascorsa da buona parte del globo col naso all’insù: dalle 9.30 la luna inizierà ad intercettare il sole, oscurandolo durante il suo passaggio. L’eclisse sarà visibile anche in Ticino, dove il massimo oscuramento, con la nostra stella coperta al 70%, si avrà attorno alle 10.30 e per una ventina di minuti. Perdersela vorrà dire aspettare altri cinque anni prima di poter osservare un nuovo allineamento dei tre corpi celesti.
 
Un fenomeno per certi versi raro, l’ultima occasione di vederlo in Ticino risale a otto anni fa, suggestivo ed affascinante che però nasconde anche qualche insidia. Come accade in occasione di un’eclisse, si rinnovano infatti gli appelli alla prudenza. Anche lo stesso Ufficio federale della sanità pubblica ha diramato negli scorsi giorni un avviso per “osservare lo spettacolo astronomico senza danni” e mettere in guardia sui pericoli che comporta. Pericoli non da poco visto che si rischiano danni importanti e permanenti alla vista, fino alla cecità. Insieme all’ottico Nicolas Augsburger Rossi abbiamo quindi cercato di capire meglio cosa accada ai nostri occhi e come proteggerli al meglio, sfatando anche qualche luogo comune sui ‘rimedi popolari’.
 
Solitamente, spiega, “non guardiamo mai il sole se non per qualche secondo, ci dà istintivamente fastidio e perciò distogliamo presto lo sguardo, per questo motivo, in condizioni ‘normali’, è difficile osservarlo tanto a lungo da riportare danni. Ma quando ci si trova di fronte a un fenomeno particolare, come è l’eclissi, siamo portati a sforzarci e a continuare a guardare verso il sole, con le conseguenze che comporta”.
 
Il sole, banalmente, è sempre lo stesso, a cambiare è invece il nostro comportamento. “Bisogna quindi evitare di cadere in questa tentazione”. I danni possono infatti essere permanenti se non si prendono le dovute precauzioni. Altro aspetto insidioso è poi che questi non si avvertono subito, l'ustione della retina, come ricorda l’UFSP, è infatti indolore e gli effetti sono percepibili solo dopo alcune ore, cosa che aumenta il rischio di lesioni.
 
Si parla infatti di cecità da eclisse o maculopatia solare. “Maculopatia è il termine utilizzato per indicare che la zona centrale della retina non funziona più bene. La luce del sole è talmente intensa che ‘brucia’ la retina, la consuma a tal punto che rischia di non potersi più rigenerare”. A rimaner danneggiata è spesso la parte centrale, “proprio quella dove vediamo più dettagli durante la visione: un danno quindi molto grave”.
 
C’è da dire che, ahinoi, le condizioni meteo, per chi aveva in previsione di osservare il fenomeno ‘a basse quote’ non promettono bene: il cielo sarà infatti nuvoloso. “Se rimarrà coperto ce ne accorgeremo semplicemente perché vedremo un calo della luminosità. Ma è sempre bene prendere le precauzioni del caso”. Perché, come sarà durante l’eclissi di domani, anche un 30% di luce solare “è estremamente forte e quindi rischiosa per la nostra vista”.
 
Assolutamente da evitare quindi qualsiasi sistema casalingo, come il vetro annerito con la candela, i CD, gli occhiali da sole. “Nemmeno più paia uno sopra l’altro funzionano. Sono tutte soluzioni inefficaci e molto pericolose in realtà”. L’unico ‘sistema popolare’ che potrebbe effettivamente avere una efficacia sono gli occhiali da saldatore, “ma anche qui bisogna stare molto attenti perché non tutti i tipi servono allo scopo. Non tutte le lenti montate sanno infatti schermare la luce solare. Se non si è sicuri di possedere il paio giusto, è meglio evitare di correre rischi”.
 
Per osservare l’eclisse in sicurezza il modo migliore è farlo attraverso gli appositi filtri o occhiali, ma siamo ormai agli sgoccioli e, come è accaduto anche nel negozio di Nicola, “effettivamente quasi tutti gli ottici e le farmacie hanno ormai esaurito la scorta”. Come fare allora?
“Il metodo certamente più sicuro è l’osservazione indiretta. Si basa sostanzialmente sul principio della camera oscura”. I modi per realizzarla, come mostra l’immagine, sono molti: “Si prende un cartone, lo si fora con un ago e lo si pone fra noi (di spalle) e il sole. Davanti a noi, a distanza, si tiene poi un foglio bianco su cui, proprio come nella camera oscura, la luce che passa nel foro proietterà l’immagine”.
 
Infine, nell’epoca dei selfie e delle foto, la tentazione sarà quella di immortalarsi o di osservare l’evento, fra un clic e l’altro, dal proprio obiettivo fotografico… Sulle precauzioni da prendere in questi casi, spiega infine l’ottico, bisogna innanzitutto fare una distinzione: con un telefonino, anche se il risultato sarà decisamente insoddisfacente (“Si vedrà al massimo una macchiolina luminosa e niente più”), si guarda il fenomeno sullo schermo e perciò non si corrono ovviamente pericoli.
Ma se si guarda attraverso l’obbiettivo le cose cambiano: “Osservare l’eclisse attraverso qualsiasi sistema ottico richiede le stesse precauzioni che ‘ad occhio nudo’. Esistono appositi filtri per gli obbiettivi delle macchine fotografiche e per i cannocchiali. In quest’ultimo caso non schermarsi è ancora peggio, perché le lenti e l’ingrandimento concentrano ancor di più la luce solare sull’occhio”.
 
Insomma, per godere appieno dello spettacolo senza conseguenze, meglio affidarsi esclusivamente ai metodi certificati e “assolutamente non improvvisare soluzioni alternative e caserecce”.
Crisi e lavoro

Articolo pubblicato su www.liberatv.ch in data 15.06.2014.

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Nicolas e la "guerra degli occhiali": un giovane ottico racconta come ha vinto chi gli ha messo i bastoni... tra le lenti

Diplomato a Olten, nel 2010 ha aperto un negozio a Mendrisio, ma qualche concorrente sleale ha tentato di convincere i fornitori a non vendergli occhiali. "Ora la concorrenza la faccio io: su due lenti ne paghi una sola"

Si fa presto a dire: non lamentarti, datti da fare, lavora sodo, e vedrai che avrai fortuna! Ne sa qualcosa Nicolas Augsburger Rossi, 36 anni, con un diploma federale di optometrista conseguito alla scuola di Olten, tra le migliori in Svizzera, che nel 2010 ha avuto l’ardire di sfidare il mondo ticinese degli ottici. Insieme a sua moglie, Ramona, che ha 26 anni, ha aperto un piccolo negozio a Mendrisio, a due passi dal FoxTown. Lo hanno chiamato Stile Ottica.

Ha fatto, insomma, quel passo che molto spesso i giovani sono spronati a fare da chi sostiene che l’economia abbia bisogno di coraggio, nuove sfide, e mentalità imprenditoriale: si è messo in proprio e ha lasciato il posto di dipendente in un negozio di ottica della regione. Ed ecco cosa si è trovato davanti.

“Prima di aprire il negozio – racconta Nicolas – abbiamo ovviamente contattato i fornitori di occhiali e di lenti. Ci hanno garantito che sarebbero stati felici di lavorare anche con noi. Ma poi, pochi giorni prima dell’apertura in diversi si sono tirati indietro, così che ci siamo trovati ad avere a disposizione pochissime montature e modelli di occhiali”.

Evidentemente qualcuno, a cui dava fastidio un nuovo concorrente, ha fatto pressione sui fornitori di occhiali convincendoli a non lavorare con i coniugi Augsburger Rossi. Altro che libero mercato! La situazione si è poi sbloccata, grazie all’intervento di un ottico luganese che si è preso a cuore la causa di Nicolas, intervenendo a sua volta presso i fornitori. È proprio il caso di dire che qualcuno ha tentato di mettergli... i bastoni tra le lenti.

Da circa tre anni Nicolas e Ramona hanno trasferito il loro negozio in via Motta, nel centro di Mendrisio, e adesso si fanno apprezzare sempre di più dalla clientela locale. Stile Ottica propone un ventaglio di circa 600 montature, impiega un solo dipendente, perché i costi vanno tenuti sotto controllo quando si avvia un’attività. E soprattutto, dice Nicolas, niente frontalieri, per una questione di responsabilità sociale.

“Altri fanno scelte diverse. Le rispetto ma non le condivido. Altrimenti poi non posso lamentarmi se alla fine i ticinesi vanno a comprare gli occhiali in Italia. Noi compriamo anche tutto il materiale da fornitori svizzeri, altri ottici ticinesi acquistano in Italia, a prezzi italiani, e rivendono ovviamente a prezzi svizzeri”.

Da un paio di mesi Stile Ottica ha lanciato uno shop online per lenti a contatto e occhiali da sole. Ma soprattutto, rinunciando a una parte di potenziale guadagno, Augsburger Rossi ha promosso un’azione che ricorda i famosi fustini del Dixan: prendi due e paghi uno.

“È uno sconto che facciamo su qualsiasi tipo di lente – dice, precisando che le sue lenti sono realizzate in Svizzera -, comprese quelle progressive. Insomma, offriamo ai nostri clienti un risparmio consistente sulla parte più costosa degli occhiali, che sono appunto le lenti. Se ragioniamo unicamente a livello di prezzi, acquistare occhiali in alcuni negozi italiani costa forse un pochino di meno. Ma la nostra azione di sconto del 50% sulle lenti ci permette di essere concorrenziali. In più garantiamo un servizio dopo vendita accurato, un altro punto a favore del cliente".

emmebi

© Stile Ottica SA